Quante volte ci siamo innamorati perché abbiamo osservato un volto. Abbiamo avuto un sussulto d’emozione per un sorriso. Un battito di cuore accelerato per una bocca desiderata di baciare. La posa della linea delle labbra che ci parla più di mille parole.
Un compagno, una compagna li abbiamo scelti perché abbiamo scelto innanzitutto il loro volto. Dicono di un bimbo nato da poco si relazioni, e focalizzi, prima d’ogni altro oggetto, il volto della mamma.
Se vedere l’immagine di un volto scoperto induce normalità comportamentale e sociale, relazione, ci sembra inaccettabile nel momento in cui il volto viene celato. Certo, rimane lo sguardo da scrutare; indagarne i lampi di luce e ombra che vi si producono. Il chiacchiericcio degli occhi. Per fortuna.
Per un periodo variamente lungo tra il 2020 e il 2022 avevamo perso le nostre facce, la nostra mimica. Quel che più ci caratterizza. Ecco, il ritratto. Pittori e fotografi si sono dedicati sempre con particolare fervore a far emergere nei tratti l’anima, i sentimenti, le passioni del soggetto. Tutto ciò che altrimenti rimarrebbe astratto, effimero. Brutalmente nascosto, in quel tempo, dietro una mascherina.
Allora fu un’altra sfida, in questo caso a perpetuare una fisionomia amichevole, ho chiesto ad amici e conoscenti di ritrarsi con la mascherina. Nonostante la narrazione fotografica di persone con il volto parzialmente coperto trasmettesse un evidente senso di disagio, di costrizione. Così è nato questo progetto di incerta ritrattistica.