«LIBERI DI STARE UNITI» Era lo slogan che nella primavera del 1974 innalzavamo sui nostri cartelli. A sostegno della legge sul divorzio nella campagna referendaria per l’abrogazione. Con le battaglie per i diritti eravamo assolutamente convinti era quella la via per la modernizzazione ed emancipazione del Paese: culturale e politica. Erano i nostri vent’anni, per cui dargli un senso.
Ma successivamente a quella stagione dei ’70 del Novecento spesso ho cercato d’intravvedere nelle nuove generazioni tali moti dello spirito: orgoglio e dissacrazione per la conquista del proprio futuro. Se non altro perché sappiamo che i diritti che si conquistano può non essere per sempre, quando la cultura non riesce a permeare le menti. Per alcuni decenni l’amara sensazione fu di un Mondo apparentemente senza sufficienti motivazioni a mobilitare le coscienze dei giovani.
Poi, improvvisamente, nel 2018 una ragazzina svedese si intesta puntigliosa la battaglia contro il cambiamento climatico, indotto dall’antropizzazione della rivoluzione industriale e dal moderno dissoluto stile di vita delle economie più evolute. Ed ecco che anche nella provincia italiana, e nel resto del Mondo, nel 2019 tornano a mobilitarsi le piazze come le ricordavo. Per lo più sono ragazzi chiassosi con i loro colorati slogan a riempirle. Scioperano per il clima, per il benessere delle proprie future vite.
Sorpreso da quell’improvviso slancio mi precipitai tra loro: per capire, per condividere … per fotografare. Mi apparve una grande “tribù” dalle facce dipinte, come facevano gl’indiani d’America. Facce che riflettono il lindore dell’anima. Facce allegre e arrabbiate al tempo, pregne di speranzosa fiducia. Facce Per il Futuro.