“BERLINER MAUER”: il Muro di Berlino. Volevo vederlo, toccarlo. Quel che ne rimaneva, i ruderi, ventidue anni dopo la sua demolizione; nel mio intimo era quello lo scopo del viaggio. O forse più semplicemente un modo per specchiarmi nello spirito dei tempi, quanto poteva essere il passaggio attraverso la storia di un luogo carico di significati, identità di dottrine contrapposte. Per la nostra generazione, il totem delle genti libere; di un prima e un dopo del Mondo descritto dentro i libri di storia, su cui ognuno di noi ha potuto proiettare qualcuna delle proprie utopie. Una rappresentazione plastica della geopolitica, che allora non la chiamavamo così. E con una fotografia in particolare ho voluto rendere omaggio a chi s’affacciò la sera del 9 novembre 1989 a quella breccia nel Muro. Gli occhi spiritati, un volto raggiante, l’impressione di essere manifattori di un nuovo ordine mondiale.
Acquietata la testimonianza storica, camminando per le sue strade, poi m’apparve il riscatto della “Neue Stadt”. Dell’isola dei musei. Dei memoriali a perenne monito. Delle band fricchettone improvvisate. Dei mercatini e le “currywürst”. Dell’omonimo zoo, anch’esso infisso nel nostro immaginario per quel film. I moderni “Einkaufszentrum”. E l’ombelico artistico della Berlino multiculturale a Kreuzberg tra i ruderi delle ultime, vecchie case ancora diroccate dall’ultima guerra, con i muri trasfigurati dai “murales” multicolori.