Quando la libreria Tarantola in corso Zanardelli a Brescia allestì un’intera vetrina dedicata al lancio del libro fotografico “London by Gian Butturini”, ove campeggiava il poster con il volto pitturato del ragazzo hippie, fu un’autentica folgorazione.
La mitica, fantasticata “sweet London” era lì da vedere. Desiderata quanto la nostra generazione ha potuto elevare la metropoli inglese a simbolo di ogni utopia dell’epoca.
Un’attrazione fatale. Era l’inizio degli anni Settanta, ma per potervi mettere piede con una macchina fotografica al collo dovetti aspettare ancora una decina d’anni.
Una lunga e coccolata ispirazione abbozzata davanti alla vetrina della libreria come da bambini si sogna davanti le vetrine di giocattoli. Ma le cose non vanno quasi mai come si sognano. Successe che gli amici di viaggio vollero prima andare in Scozia. E dopo Edimburgo, sulla via del ritorno, Londra fu solo la sbrigativa tappa conclusiva del viaggio.
Quelli erano tempi che il viaggiare era molto costoso. Fatto è che arrivati nella metropoli inglese le rimanenti scarse risorse economiche lasciarono lo spazio per un breve, costosissimo soggiorno. Le pellicole di scorta le avevo esaurite in Scozia.
Per Londra mi rimasero i soldi per acquistare un solo rullino di 36 pose. Come dire, una delle tante occasioni perse.
Solo in anni più recenti, grazie ad una provvida ristampa, dell’iconico libro di Gian Butturini sono riuscito averne una copia. A parziale risarcimento e consolazione di tutte le fotografie (e i sogni) mancate.