Andrea Calestani Photographer

54Days_diary

Cinquantaquattro giorni. Cinquantaquattro fotografie.
Per cinquantaquattro giorni ho fotografato il silenzio e il vuoto. Alla ricerca di qualche piccola eversione. Non volevo credere nulla mutasse, accadesse. Le piccole e sparute figure che si materializzavano nel silenzio assumevano un’evidenza necessaria.

Era un mercoledì l’undici marzo che ci era stato ingiunto immanentemente di non uscire di casa. Allora, salii sul terrazzo superiore, aprii e posai il cavalletto e vi montai sopra la macchina fotografica. Sul display scelsi l’inquadratura. Il diaframma l’avrei adattato di volta in volta alla luce. Scattai. Segnai sul pavimento dove poggiavano i tre piedi, dove avrei riposizionato il cavalletto uguale il giorno dopo, e il successivo ancora.

Per cinquantaquattro giorni, quanto il tempo del primo lockdown: dal 11 marzo al 4 maggio 2020. Puntando con l’obiettivo sempre lo stesso fotogramma. La stessa porzione di strada.

Per infrangere un divieto che sembrava anacronistico, volli almeno buttare fuori casa lo sguardo. Attraverso la macchina fotografica. E nel silenzio dell’attesa espandere l’immaginazione come solo con il nulla intorno è possibile.

Per poi vedere se davvero là fuori non sarebbe accaduto qualcosa. Se il vuoto sarebbe rimasto vuoto. Se il silenzio sarebbe rimasto silenzioso. Anche se il corpo era obbligato a restare immobile dov’era.

Allora anche la fotografia diventa immobile, a compilare le pagine di un diario giornaliero sempre uguale: il giorno prima con il successivo. Una fotografia al giorno. Con la sola imperscrutabile alternanza della luce del giorno e la notte. Le ombre come clessidra a segnare lo scorrere del tempo lento.

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