La fotografia: nuovo e antico, incontrastato segno distintivo dell’essere. Esplorare come «l’Homo Selfie» prende le immagini, ecco un tratto saliente dell’indagine di reportage …. Ostentazione del sé: cara, vecchia attitudine del narciso che c’è in ognuno di noi. Testimoniare, documentare, esibire: «guardami!». Il ritrarsi un tempo era molto laborioso, e solo una certa maestria artistica avrebbe potuto soddisfare il committente.
I moderni social, sostanzialmente basati sull’ipocondriaco uso di immagini già pronte, scattate in modalità «automatica», in sovrappiù dei contenuti, hanno facilitato l’esagerato espandersi di questa debolezza umana con tanti autoscatti (selfie).
Ho fotografato per rendere giustizia fotografica alla cecità per quello che ci circonda. Quello che non guardiamo, non osserviamo, quindi non fotografiamo: per fotografare solo noi stessi. La fotografia della gita era il deposito da guardare per il futuro: il ricordo. Il selfie è un “guardami dove sono!”: ora e adesso. Dopo non sarà più necessario, la sostituzione degli attimi successivi sarà irreversibile.
Quella sarebbe stata solo una delle tante modalità di documentazione. In verità il soggetto primario erano i fondali che raccontavano le storie di quella gente, dei luoghi. Che incidentalmente erano “disturbati” dagli auto-ritrattisti compulsivi. Come prosceni allo scorrere della vita, lì per il mio momentaneo transito.